I tango bond sono in breve i titoli di stato dell’Argentina (bond Argentini, in inglese Argentina Bonds), l’equivalente dei Btp italiani. Si sono resi protagonisti durante gli anni 80’, gli anni del default che Buenos Aires dovette affrontare.
La storia del default argentino
La crisi del paese sudamericano dovuta a questi bond inizia negli anni 80’. Il paese era guidato da Leopoldo Fortunato Gualtieri, un generale dell’esercito, e doveva affrontare un debito pubblico colossale per la maggior parte causato dalla guerra delle Malvinas contro l’Inghilterra. Una guerra che strutturalmente mandò in bancarotta il paese.
Dopo l’addio di Gualtieri il capo della repubblica divenne Raul Alfonsin. Un politico, non un militare, che cercò di sistemare le perdite.
La storia però non andò nel verso giusto, perché gli interessi sul debito argentino aumentarono. Nel 1989 la variazione dei prezzi aumentò del 5000% e per questo anche i governi successivi, guidati da Carlos Saul Menem, dovettero lottare per salvare l’economia. Gli argentini in quegli anni molto complicati (che portarono alla crisi Argentina 2001), iniziarono la loro corsa verso le banche, c’erano i risparmi da salvare dal collasso imminente.
Ma ciò non bastò perché gli interessi aumentarono, e a metà del 1989 la variazione annua dei prezzi aumentò del 5000 %. Una volta salito al governo Carlos Saul Menem, cominciò una lotta contro il valore del dollaro a tassi ragionevoli, ma il debito pubblico da pagare persisteva. Negli anni Novanta il governo dovette prendere dei provvedimenti verso il tasso di cambio.
Il ruolo dei Tango Bonds nel default
Quale fu il ruolo dei Tango Bond argentina (tfa, i titoli di stato argentini) emessi dalla banca centrale del paese? In breve, i titoli argentini non vennero mai pagati sia dagli investitori esteri che da quelli interni.
Nel 2005 il governo argentino propose di ristrutturare il debito pubblico per trovare una soluzione con gli investitori, ma questo mossa provocò un altro default.
Un anno dopo il presidente Kirchner cercò di ripagare il debito verso il Fondo Monetario Internazionale di oltre dieci miliardi di dollari. Il leader ci riuscì con rate fino al 2008, anche con l’aiuto di diversi investitori italiani. Tuttavia, questa mossa non bastò perché gli investitori ottennero solo il 150% del valore nominale dei tango bond argentini (obbligazioni Argentina) acquistati circa quindici anni prima.