Il concetto di catalogo è centrale nella molto discussa e talvolta contestata teoria della coda lunga di Chris Anderson. Di che cosa si tratta?
Il nucleo di tale tesi riguarda quella narrazione tecno-utopica che tante volte abbiamo trovato, nel corso degli anni, sul magazine tecnologico di Wired. Wired è una testata che non ha certo bisogno di presentazioni, oggi ed è proprio su questo magazine, nella sua versione primigenia cartacea che trova sfogo la teoria di Anderson, presentata infine sotto forma di libro cult dal titolo appunto de La coda lunga: da un mercato di massa a una massa di mercati.
Secondo l’autore, il sistema di vendita globale al dettaglio creato da internet sposta di fatto gli equilibri in favore del singolo, dove per singolo intendiamo quel tipo di imprenditore spavaldo e coraggioso che si muove tra il mare magnum di un sistema iper-capitalista e ormai consolidato. Pensiamo al ruolo svolto in questi ultimi 18 anni dalle piccole case editrici, dagli artisti indipendenti e via dicendo. Il tutto si muove a svantaggio delle conglomerate dell’intrattenimento industriale di massa, più orientato prodotti già “confezionati” come un film di genere blockbuster, le superstar della musica pop, i boom commerciali da prima settimana, le costose campagne di marketing e il concetto stesso di hype, per come lo si intendeva fino a 10 anni fa circa.
Ora la teoria della coda lunga ha un corollario interessante: l’ambiente dei nuovi media fa pendere la bilancia verso il passato e a sfavore dell’attualità culturale. All’inizio dell’articolo pubblicato durante l’ottobre del 2004, Anderson racconta la storia di Aria sottile, la biografia di uno scalatore il cui enorme successo aveva indirizzato i consumatori verso un libro molto più vecchio che trattava gli stessi argomenti in modo più dettagliato e approfondito (La morte sospesa di Joe Simpson) grazie al meccanismo ora piuttosto consolidato del “se ti piace questo, puoi provare quest’altro”, oggi perfezionato sotto forma di algoritmo. C’è da ricordare come il libro di Simpson all’epoca non fosse un grande successo editoriale, tanto che stava per finire fuori catalogo. Ecco, attraverso il successo e l’hype di Aria sottile, anche il libro di Simpson divenne un bestseller.
Anderson illustra come le biblioteche online (Amazon e tante altre che sono già operative) grazie alla combinazione di uno spazio espositivo infinito e di una informazione in tempo reale sui trend di acquisto e sull’opinione pubblica convergente, crearono il fenomeno de La morta sospesa, definendo la conseguente domanda in ascesa per un libro sconosciuto come una vittoria dei margini sul mainstream, della qualità sulla fuffa imposta dall’alto. Tuttavia c’è un rovescio della medaglia importante da analizzare che Anderson non valuta e che forse omette volontariamente. Un libro riportato in auge dopo più di 10 anni, in pratica una generazione di lettori, rispetto a uno attuale (di allora).
Che cosa significa? Si tratta di una operazione di revival, che se nel 2004 non aveva ancora i connotati e le dimensioni di quello che stiamo vivendo oggi, fornisce comunque un valido appiglio per una riflessione e un’analisi a ritroso sul fenomeno della retromania, portato a successo sempre in campo editoriale dal libro di Simon Reynolds.
In effetti il punto della teoria della coda lunga è che internet ha abbattuto la tirannia dello spazio fisico. Da questo momento in poi ci saranno molti casi del genere, riguardo alla musica pop, al cinema e a certi titoli di videogiochi che hanno caratterizzato un’intera generazione di gamers. Tutti ricorderanno il successo dilagante di una libreria di titoli come gli emulatori di Mame 32. Gli esempi si sprecano e vanno da ogni genere di videogioco, senza dimenticare il settore naturalmente vintage del gambling, dove le realtà come casino.netbet.it fanno da autentica cartina tornasole per evidenziare il successo di pubblico di questo tipo di attività di intrattenimento e svago.