Il bad boy della trap italiana per molto tempo dovrà stare a riposo. Nelle scorse ore la Corte di Cassazione ha reso irrevocabile una condanna a 4 anni di reclusione per il rapper catanese Niko Pandetta. La vicenda era già nota da tempo: andiamo a vedere chi è Niko Pandetta, per i pochi che ancora non lo conoscono.
Reati e parentele scomode
Vincenzo Pandetta, questo il vero nome di Niko, è nato nel 1991 a Catania, sua città natale, e alterna fin da giovane la passione per la musica ai problemi con la giustizia. Per sua stessa ammissione è stato un consumatore di droga, ma per la legge italiana era anche un venditore: è finito nei guai con l’accusa di aver venduto cocaina, mentre era agli arresti domiciliari.
Pandetta, fin da piccolo, è cresciuto in un ambiente non semplice dove la malavita era a due passi da lui: suo zio è uno degli storici boss della mafia catanese, Salvatore Cappello detto Turi. Peraltro il rapper non fa niente per nascondere questa parentela. Anzi. In passato è finito sotto accusa per una canzone dedicata allo zio Turi, ringraziandolo per gli insegnamenti e incolpando i pentiti per la sua reclusione al 41bis, il regime del carcere duro riservato ai capi delle organizzazioni criminali.
Ora anche per Niko Pandetta potrebbero aprirsi le porte del carcere alla luce della condanna a 4 anni per spaccio di stupefacenti decisa nei mesi scorsi dalla Corte di Appello e resa definitiva dalla Suprema Corte che ha respinto il ricorso. Il cantante ha risposto a suo modo, cioè con una storia su Instagram e un video su TikTok: ha assicurato che tornerà più forte di prima e che anche da dentro la cella darà nuova musica ai suoi fans. Che sono comunque, tanti: basta vedere le sue tante date o l’accoglienza che gli ha riservato nell’ultimo derby tra Milan e Inter, la Curva Sud rossonera che lo ha ospitato.
In quel contesto venne intonata dagli ultras milanisti Pistole nelle Fendi, uno dei suoi pezzi più conosciuti e, come spesso avvenuto, con riferimenti più o meno sibillini a reati, malavita e lusso. Sono questi i tre concetti chiave di molti dei suoi pezzi. Brani che rispecchiano la vita reale di Niko, condannato per aver venduto cocaina e marijuana – secondo la Procura – mentre si trovava agli arresti domiciliari.
Pandetta Instagram e figlia
Tra le frasi più gravi attribuite al trapper catanese c’è quella raccolta dal programma Realiti in riferimento a Falcone e Borsellino: le loro morti – per il cantante – erano prezzi da pagare per una scelta personale. L’immagine di cattivo, con tatuaggi anche sul viso, e l’occhiolino strizzato al mondo della malavita, sembrano, però, piacere ai tanti giovani a giudicare dai numeri spaventosi dei suoi account, sempre molto aggiornati.
Tra TikTok e Instagram Pandetta ha centinaia di migliaia di follower: gli scatti riprendono i clichè dei rapper americani applicati da noi. Auto di lusso, gioielli costosi con l’outfit che si alterna tra abbigliamento sportivo di squadre Nba e di serie A e capi delle più note griffe, da Gucci a Prada. Proprio dai social abbiamo appreso come Pandetta abbia anche una figlia, Sofia, anche se della sua vita privata si sa poco.
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