lunedì, Settembre 25, 2023
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Infibulazione: cos’è, in cosa consiste, dove viene praticata, testimonianze

Esistono nel mondo pratiche legate alla tradizione di un popolo che privano le persone della loro integrità fisica, con conseguenze gravi sul corpo e sulla psiche. E’ il caso dell’infibulazione, un intervento chirurgico improvvisato effettuato a danno di ragazze giovanissime.

Più nello specifico l’infibulazione consiste nella privazione degli organi genitali esterni femminili, in bambine e adolescenti, motivato da credenze popolari e ragioni socio culturali. La circoncisione femminile è una pratica ancora largamente diffusa in alcune comunità dell’Africa e dell’Asia, un fenomeno considerato una privazione dei diritti e dell’integrità psicofisica della donna.

Questa pratica tanto antica quanto profondamente radicata nelle usanze di alcune etnie nel mondo mette a rischio l’incolumità della giovane donna. Le mutilazioni genitali femminili, non motivate da ragioni terapeutiche, avvengono in condizioni igieniche precarie e con strumenti improvvisati, esponendo la sottoposta a gravi infezioni.

Che cos’è l’infibulazione

Entrando più nello specifico dell’argomento l’infibulazione femminile consiste nel taglio di alcuni organi presenti nell’apparato genitale femminile. Vengono asportati parti fondamentali come il clitoride, le piccole labbra e parte delle grandi labbra.

L’intervento si conclude con una cucitura rudimentale dell’organo genitale femminile per consentire alla giovanissima donna di arrivare vergine al matrimonio. La pratica cagiona non pochi danni alla psiche delle ragazze sottoposte a mutilazione: il taglio del clitoride, infatti, impedisce alla donna di provare alcun tipo di piacere sessuale.

I motivi di questa usanza, presente in comunità di religione islamica e copta ortodossa, sono da ricercare nelle credenze popolari che si tramandano di generazione in generazione. Per esempio in alcune comunità somale l’asportazione clitoride viene ritenuta necessaria per favorire la donna durante il parto, in altri gruppi sociali, invece, la donna con gli organi esterni femminili risulta sgraziata e quindi non conforme ai canoni estetici locali.

Il termine ‘infibulazione’ deriva da fibula, ovvero spilla, la stessa con la quale la persona esperta nella pratica di mutilazione conclude la sua operazione. Si pensi che vengono risparmiati soli pochi centimetri dei genitali per consentire la fuoriuscita del flusso mestruale e dell’urina.

La pericolosità delle infibulazioni, come già accennato in precedenza, è data dalle scarse condizioni igieniche in cui avvengono le operazioni. Per l’asportazione dei genitali vengono utilizzati materiali e arnesi di fortuna, quali forbici e cocci di vetro, esponendo le bambine a gravi infezioni come il tetano.

Testimonianze di donne 

In tutto il mondo si stima che le donne infibulate siano quasi duecento milioni. Varie organizzazioni umanitarie si sono battute per porre fine a questa pratica che priva tante ragazze in giovanissima età della propria identità sessuale.

In Somalia, dove la pratica dell’infibulazione è stata sempre molto presente e radicata nella cultura, sempre più donne somale ex infibulatrici diffondono la cultura della libertà e dell’emancipazione in molte famiglie del luogo. Una testimonianza che ultimamente ha fatto il giro del mondo proviene da Hido, donna cinquantenne somala, che un tempo praticava la mutilazione femminile.

Oggi Hido si dice pentita per quanto fatto e gira per le case per disincentivare la dolorosissima pratica, diffondendo il messaggio che le donne devono essere libere ed emancipate.

 

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