venerdì, Luglio 26, 2024
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Frasi Città di Carta: le 100 più belle (aforismi, dediche, citazioni)

Paper Towns, titolo originale di Città di carta, è un romanzo di John Green da cui è stato tratto un film diretto da Jake Schreier. Una storia drammatica, sentimentale, struggente e in grado di farci riflettere su molti aspetti della nostra vita. Ecco le migliori frasi Città di Carta, tratte sia dal libro che dal film, per rivivere le stesse emozioni!

Città di Carta citazioni dal libro e dal film

Iniziamo la nostra raccolta di frasi da Città di Carta direttamente dall’adattamento in italiano sia del libro che dell’omonimo film in cui abbiamo visto protagonista l’enigmatica Cara Delevigne:

  1. La verità è che tutte le volte che sono salita in cima al SunTrust Building, compresa quella volta con te e ho guardato giù, non ho pensato che quello che vedevo fosse di carta.
  2. Guardavo giù e pensavo che quella di carta ero io. Ero io la persona leggera e facile da piegare, non gli altri. E qui sta il problema.
  3. Insomma, smettila di guardare il cielo, altrimenti uno di questi giorni abbasserai gli occhi e ti accorgerai che sei volato via anche tu.
  4. Dopo tutto quell’ascoltare, scrive: “Rovesci di grandine rabbiosa mi si avventano contro”. Perfetto, pensai: ascolti gli altri per cercare di capirli e ascolti tutte le cose orribili e meravigliose che fanno a se stessi e alle persone che li circondano, e alla fine ti sarai esposto molto più tu di quelli che hai cercato di ascoltare.
  5. Entrerai nelle città di carta e non tornerai più indietro.
  6. Ho sempre trovato ridicolo che le persone desiderino di stare insieme a qualcuno perché è carino. È come scegliere i cereali della colazione in base al colore anziché al sapore.
  7. Andar via è terribile, finché non te ne sei andato. Dopo, è la cosa più maledettamente facile del mondo.
  8. Il sempre è fatto di tanti adesso.
  9. Margo conosce il segreto della fuga, il segreto che io ho scoperto solo adesso: la vera fuga ha senso solo quando te ne vai da qualcosa di importante, qualcosa a cui tieni. Quando strappi la tua vita dalle radici. Cosa che non puoi fare quando la tua vita non ha radici.
  10. Sai qual è il tuo problema, Quentin? Tu dagli altri ti aspetti che non siano se stessi.
  11. La mia testa e la sua erano alla stessa altezza e si guardavano attraverso il vetro. Non mi ricordo come finì: se me ne tornai a letto e se fu lei ad andarsene. Nella mia testa non è mai finita. Siamo ancora lì che ci guardiamo, per sempre.
  12. Margo ha sempre amato i misteri. E di fronte a tutte le cose che sono successe dopo non ho mai smesso di credere che li abbia amati così tanto, i misteri, da essere diventata lei stessa uno di loro.
  13. Ed era la stessa cosa che stavo cercando di fare io: ascoltare tutti i piccoli suoni di Margo, perché per dar loro un senso dovevo prima di tutto sentirli. Per troppo tempo non avevo ascoltato Margo – l’avevo vista che urlava e avevo immaginato che ridesse.
  14. È difficile dimenticare qualcuno che ti ha dato molto da ricordare.
  15. Ognuno all’inizio è una nave inaffondabile. Poi ci succedono alcune cose: persone che ci lasciano, che non ci amano, che non capiscono o che noi non capiamo, e ci perdiamo, sbagliamo, ci facciamo male, gli uni con gli altri. E lo scafo comincia a creparsi. E quando si rompe non c’è niente da fare, la fine è inevitabile. Però c’è un sacco di tempo tra quando le crepe cominciano a formarsi e quando andiamo a pezzi. Ed è solo in quel momento che possiamo vederci, perché vediamo fuori di noi dalle nostre fessure e dentro gli altri attraverso le loro.
  16. È durissima per gli altri spiegare a noi come ci vedono e durissima per noi spiegare agli altri come ci sentiamo.
  17. Ecco il brutto: da quassù non vedi la ruggine, la vernice scrostata, ma capisci che razza di posto è davvero. Vedi quanto è falso. Non è nemmeno di plastica, persino la plastica è più consistente. E’ una città di carta. Guardala, Q: guarda tutti quei viottoli, quelle strade che girano su se stesse, quelle case che sono state costruite per cadere a pezzi. Tutte quelle persone di carta che vivono nelle loro case di carta, che si bruciano il futuro pur di scaldarsi. Tutti quei ragazzini di carta che bevono birra che qualche cretino ha comprato loro in qualche discount di carta. Cose sottili e fragili come carta. E tutti altrettanto sottili e fragili. Ho vissuto qui per diciotto anni e non ho mai incontrato qualcuno che si preoccupasse delle cose che contano davvero.
  18. – Tutte le cose sono più brutte viste da vicino- disse Margo.
    – Tu no- ribattei, senza pensarci.
  19. E anche se arrivi tardi, alla fine arrivi sempre.
  20. Il fascino di una vita vissuta in modo normale non fa per me.
  21. Entrerai nelle città di carta e non tornerai più indietro.
    – Cambierà qualcosa domattina?
    – Lo spero tanto!”
  22. Secondo me a ognuno di noi spetta un miracolo!
  23. Volevo tu fossi il mio primo complice… E anche l’ultimo.
  24. Come è insidioso pensare che una persona sia più che una persona: Margo non era un miracolo, non era un’avventuriera, non era qualcosa di fine e prezioso, era una ragazza. Ci ho messo del tempo a capire quanto mi fossi sbagliato… E non solo su Margo; mi sbagliavo su tante cose.
  25. – Non avevo paura di là, solo che mi piace pikachu…
    – Ah… Io invece sono più un tipo da Charizard!”
  26. Tutte le cose che vuoi al mondo sono attorno a noi. Quello che hai provato stanotte… È così che dovresti sentirti per tutta la vita!
  27. – Uso interessante delle maiuscole.
    – Credo molto nelle maiuscole a casaccio. Le regole sono così ingiuste con le lettere in mezzo!
  28. A Margo piacevano molto i misteri. Forse talmente tanto che lo diventò anche lei.
  29. – Potresti venire con me sai?
    – Non puoi immaginare quante volte ho sognato che mi dicessi questo… Ma devo andare!
  30. – Eravamo in cima al grattacielo della SunTrust a guardare la città e riuscivo a pensare che mi sentivo di carta come tutto il resto.
    – E così sei venuta qua…
    – Una città di carta per una ragazza di carta.
  31. – Tutto è più brutto da vicino.
    – Non tu!
  32. E di fronte a tutte le cose che sono successe dopo non ho mai smesso di credere che li abbia amati così tanto, i misteri, da essere diventata lei stessa uno di loro.
  33. Ci sono così tante persone. è difficile dimenticare quanto è pieno il mondo stracolmo di persone fino a scoppiare e su ognuna si può fantasticare e sbagliare di brutto.
  34. Quando offendi le persone non devi dire cose vere perché poi non riuscirai mai a ritrattarle del tutto e in tutta sincerità.
  35. Dirci queste cose ci aiuta a non sprofondare. E forse, immaginando i nostri futuri, riusciremo a farli diventare reali, o forse no, ma dobbiamo immaginarlo comunque. La luce esce ed entra.
  36. Che cosa ingannevole, credere di una persona che sia più di una persona.
  37. Perché Margo conosce il segreto della fuga, il segreto che io ho scoperto solo adesso: la vera fuga ha senso solo quando te ne vai da qualcosa di importante, qualcosa a cui tieni. Quando strappi la tua vita dalle radici. Cosa che non puoi fare quando la tua vita non ha radici.
  38. Insomma, smettila di guardare il cielo, altrimenti uno di questi giorni abbasserai gli occhi e ti accorgerai che sei volato via anche tu.
  39. Tutti rimbambiti dalla frenesia di possedere cose. Cose sottili e fragili come carta. E tutti altrettanto sottili e fragili. Ho vissuto qui per diciotto anni e non ho mai incontrato qualcuno che si preoccupasse delle cose che contano davvero.
  40. Anche se desideri farlo, andartene è difficile, sempre.
  41. Ero seduto. Ascoltavo. E sentivo cose su di lei, sulle finestre, sugli specchi. Chuck Parson era una persona. Proprio come me. E anche Margo Roth Speigelman era una persona. Non avevo mai pensato a lei in questi termini: un grave errore delle mie precedenti fantasie. Per tutto il tempo – non solo da quando era scomparsa, ma da dieci anni almeno – avevo pensato a lei senza ascoltare, senza sapere che l’avevo ridotta a una misera finestra.
  42. E non ero riuscito a pensare a lei come a una persona che poteva avere paura, che forse si sentiva sola in mezzo a tanta gente, che magari si vergognava di condividere la sua collezione di dischi perché era una cosa troppo personale. Una persona che divorava guide di viaggio perché voleva fuggire dalla città in cui molti si rifugiavano. Una persona che non aveva nessuno con cui parlare perché nessuno l’aveva mai vista come una persona.
  43. E tutt’a un tratto capii come si sentiva Margo Roth Spiegelman quando non era Margo Roth Spiegelman: vuota. Circondata da mura altissime. La immaginai stesa a dormire sul tappeto con quel pezzettino frastagliato di cielo sulla testa. Margo doveva essersi sentita a suo agio lì perché la persona Margo viveva sempre così: in una stanza abbandonata, con le finestre sbarrate e la luce che filtrava da qualche buco nel soffitto.
  44. Sì. L’errore fondamentale che avevo sempre fatto – e che lei mi aveva lasciato fare, a onor del vero – era questo: Margo non era un miracolo. Non era un’avventura. Non era una cosa incantevole e preziosa. Era una ragazza.
  45. L’ultimo giorno i momenti brutti non si ricordano più.
  46. E mentre tutti quei mai più erano stati paralizzati e dolorosi, il distacco finale fu perfetto. Pulito. La più pura delle liberazioni. Fatta eccezione per una stupida foto, tutto ciò che contava era nella spazzatura, ma io mi sentivo da dio. Cominciai a correre, per mettere ancora più distanza tra me e la scuola. Andar via è terribile, finchè non te ne sei andato. Dopo, è la cosa più maledettamente facile del mondo. E mentre correvo, per la prima volta mi sentii Margo. Lo sapevo: nono è a Orlando, non è in Florida. Essere lontani è troppo bello quando te ne sei andato. Se fossi stato in macchina, e non a piedi, sarei partito anch’io. Se n’era andata e non sarebbe tornata per il diploma né per nessun’altra cosa. Ormai ne ero sicuro. Me ne stavo andando, e andarsene aveva un sapore così dolce che non sarei mai tornato indietro. E quindi? Sarei andato avanti a lasciare un posto dopo l’altro dopo l’altro perennemente in viaggio?
  47. Un miracolo capita a tutti. Io la vedo così.
  48. «È ora di tornare a casa, Benners.» Lui tirò su col naso, scosse la testa e si svegliò. Si sfregò gli occhi e fu abbastanza sorpreso di vedere che attaccata alla mano destra aveva una lattina vuota di Milwaukee’s Best Light. Strinse il pugno e accartocciò un po’ la lattina, ma non riuscì aa staccarla. La guardò un istante, poi annuì. «La Bestia si è fusa con me» commentò. Saltò fuori dalla macchina e barcollò lungo il vialetto di casa sua. Arrivato sotto il portico, si voltò e mi sorrise. Lo salutai con la mano. La birra ricambiò.
  49. Lacey restò in silenzio per un po’, respirando con la bocca. Quando alla fine lo disse, lo sussurrò quasi. Formulato come una domanda, pronunciato come un’affermazione. «È morta, vero.» «Non lo so, Lacey. Prima di stanotte lo pensavo, ma ora non lo so più.» «Lei è morta, e guarda cosa facciamo noi.» Ripensai ai versi evidenziati di Whitman: “Se nessun altro al mondo è consapevole, io mi contento, / Se ognuno e tutti sono consapevoli, resto ugualmente contento.” Dissi: «Forse è ciò che voleva, che la vita andasse avanti.» «Non sembra una cosa che potrebbe dire la mia Margo» ribattè lei, e io pensai alla mia Margo, alla Margo di Lacey, alla Margo della signora Spiegelman, e a tutti noi intenti a cercare il suo riflesso in tante diverse case degli specchi.
  50. «…Credimi, ragazzino, se lei avesse voluto che tu la trovassi, viva o morta, ci saresti già riuscito.» «Ma lei non…?» «Il problema è che è adulta e dotata di libero arbitrio, capisci? Fatti dare un consiglio: aspetta che sia lei a tornare. Insomma, smettila di guardare il cielo, altrimenti uno di questi giorni abbasserai gli occhi e ti accorgerai che sei volato via anche tu. »
  51. Per qualche motivo guardare loro mi fa sentire che lei non è morta finché non l’avremo ritrovata. «Sì, proprio lì dentro» dico. Non so più chi è o chi è stata, ma devo trovarla.
  52. Prima che potessi dire qualsiasi cosa, Margo volse di nuovo lo sguardo e ricominciò a parlare. «Ecco il brutto: da quassù non vedi la ruggine, la vernice scrostata, ma capisci che razza di posto è davvero. Vedi quant’è falso. Non è nemmeno di plastica, persino la plastica è più consistente.
  53. È una città di carta. Guardala, Q: guarda tutti quei viottoli, quelle strade che girano su se stesse, quelle case che sono stata costruite per cadere a pezzi. Tutte quelle persone di carta che vivono nelle loro case di carta, che si bruciano il futuro pur di scaldarsi. Tutti quei ragazzini di carta che bevono birra che qualche cretino ha comprato loro in qualche discount di carta. Tutti rimbambiti dalla frenesia di possedere cose. Cose sottili e fragili come carte. E tutti altrettanto sottili e fragili. Ho vissuto qui per diciotto anni e non ho mai incontrato qualcuno che si preoccupasse delle cose che contano davvero.»
  54. Quando mi capitava di vedere Orlando da un aereo, mi sembrava un grande LEGO immerso in un oceano di verde. Ora, in piena notte, mi dava l’impressione di essere un posto vero, e per la prima volta un posto vero che mi era concesso di vedere. Attraversando la sala conferenze e poi gli altri uffici del piano, riuscii a vedere tutto. La scuola. Il parco Jefferson. Disney World in lontananza. Il Wet’n Wild. Il 7-Eleven in cui Margo si era laccata le unghie mentre io respiravo a fatica. Era tutto lì, il mio mondo, e per vederlo mi bastava camminare da un lato all’altro di un edificio. «È più emozionante” dissi forte. «Voglio dire, così, da lontano. Non vedi i segni del tempo da qui, non vedi la ruggine, le erbacce, la vernice che si scrosta. Vedi la città come qualcuno un giorno l’aveva immaginata. »
    «Tutte le cose sono più brutte viste da vicino» disse Margo.
    «Tu no» ribattei, senza pensarci.
  55. Ho sempre trovato ridicolo che le persone desiderino stare insieme a qualcuno perché è carino. È come scegliere i cereali della colazione in base al colore anziché al sapore.
  56. Margo si lanciò in uno dei suoi soliloqui e riuscì a non rispondere alla mia domanda. «Lo sapevi che per gran parte della storia dell’uomo l’aspettativa di vita media non è andata oltre i trent’anni? E che si poteva contare sì e no su dieci anni di vita da adulti? Non c’erano progetti di pensione, né di carriera. Non c’erano progetti in senso assoluto. Non c’era tempo per fare progetti e non c’era tempo per il futuro. Poi però l’aspettativa di vita si è allungata e il futuro anche, e la gente ha cominciato a passare sempre più tempo a pensarci. A pensare al futuro. E ora la nostra vita è il futuro.
  57. Ogni istante della nostra vita è pensato in funzione del futuro: andiamo alle superiori per essere ammessi al college, trovare un buon lavoro, comprarci una bella casa e poi mandare i nostri figli al college e dare loro la possibilità di trovare un buon lavoro, comprarsi una bella casa e mandare i loro figli al college.»
  58. «Non male, eh? » osservò lei. Era girata dall’altra parte e guardava fuori dal finestrino, perciò non la vedevo in viso. «Adoro correre in macchina sotto le luci dei lampioni. »
    «Luce» dissi. «La memoria visibile della Luce Invisibile.»
  59. Ero in piedi davanti a Chuck, con il suo sopracciglio destro nella mia T-shirt, quando lui spalancò gli occhi. Rapidissima, Margo afferrò la trapunta e gliela scagliò addosso. Non feci in tempo a seguirla con lo sguardo che la piccola ninja era già fuori dalla finestra. La seguii più veloce che potei, mentre Chuck urlava: «MAMMA, PAPÀ! AL LADRO! AL LADRO!»
  60. Avrei voluto dirgli L’unica cosa che ti abbiamo rubato è il tuo sopracciglio, ma me ne stetti zitto e mi scaraventai fuori alla cieca.
  61. Possiamo ascoltare gli altri, possiamo viaggiare fino a loro rimanendo dove siamo, possiamo immaginarli, ed è vero che siamo tutti connessi da un assurdo sistema di radici, come foglie d’erba; ma questo gioco mi fa dubitare che possiamo davvero diventare qualcun altro.
  62. Ci sono così tante persone. È facile dimenticare quanto è pieno il mondo, stracolmo di persone fino a scoppiare, e su ognuna si può fantasticare e sbagliare di brutto. Ho la sensazione che questa sia una buona idea, di quelle attorno alle quali il cervello dovrebbe avvolgersi piano, come fanno i pitoni quando mangiano.
  63. – Ascoltami, ragazzino, ti dico io come funziona: ci sono persone – ragazze, di solito – dallo spirito libero, che non vanno d’accordo con i propri genitori. Sono come palloncini: tirano e tirano il filo, finché non accade qualcosa per cui quello si spezza e loro volano via. E forse il tuo palloncino non lo rivedrai più. Forse atterrerà in Canada o da qualche altra parte, troverà un lavoro in un ristorante e prima ancora che se ne renda conto avrà versato caffè nella stessa tavola calda agli stessi bastardi infelici per trent’anni. O magari fra tre o quattro anni, o anche solo fra tre o quattro giorni, un vento forte riporterà il palloncino a casa, perché gli servono soldi o perché è rinsavito oppure perché gli manca il fratellino. Ma stammi a sentire, ragazzino: quel filo rimarrà rotto per sempre. –
  64. A volte è così scemo da essere quasi geniale.
  65. – Forse il piacere vero no è essere qui dentro. –
    – E che cos’è allora? – chiesi.
    – È pensare di esserci, pianificare. Fare le cose non è mai bello come te lo immagini. –
  66. Ho sempre pensato che si deve essere importanti per avere dei nemici. Per fare un esempio, la Germania ha storicamente avuto più nemici del Lussemburgo. Margo Roth Spiegelman era la Germania. E gli Stati Uniti. E la Russia zarista. Quanto a me, io sono il Lussemburgo. Me ne sto lì ad allevare pecore e intonare canzoni tirolesi.
  67. Che cosa ingannevole, credere di una persona che sia più di una persona.
  68. Per quanto possa fare schifo, la vita è pur sempre migliore della sua alternativa.
  69. Pisciare è come leggere un bel libro: è durissima smettere una volta che hai cominciato.
  70. Penso che forse il motivo per cui ho passato gran parte della mia vita ad avere paura è che ho cercato di prepararmi, di allenare il corpo a fronteggiare il terrore vero, quando questo fosse arrivato. Ma non sono affatto preparato.
  71. Davanti a quell’edificio imparo qualcosa sulla paura. Imparo che non sono fantasie a vuoto di chi vuole che gli succeda qualcosa di importante, fosse anche una cosa orribile.
  72. Non è il senso di disgusto che si prova di fronte al cadavere di uno sconosciuto, e nemmeno il respiro che si ferma al suono di uno sparo davanti a casa di Becca Arrington. Questa paura qui non può essere domata con esercizi respiratori. Questa paura qui non assomiglia per niente alle paure che ho provato prima. È la base di tutte le emozioni, il sentimento che ci ha accompagnato prima che venissimo al mondo, prima che questo edificio fosse costruito, prima che a Terra nascesse.
  73. È la paura che fa strisciare i pesci fuori dall’acqua e gli fa sviluppare i polmoni, la paura che ci insegna a correre e ci fa sotterrare i nostri morti.
  74. – Mi meraviglia che tu possa trovare tutta quella merda minimamente interessante. –
    – Eh? –
    – Il college: andarci, non andarci. I guai: finirci, non finirci. La scuola: prendere A, prendere D. La carriera: farla, non farla. La casa: grande o piccola, di proprietà in affitto. I soldi: averne, non averne. E’ tutto così noioso. –
  75. – Interessante modo di mettere le maiuscole. – dissi.
    – Già. Sono una grande sostenitrice delle maiuscole a caso. Le regole delle maiuscole sono così ingiuste nei confronti delle parole che stanno in mezzo alle frasi.
  76. Seguirò il filo. Non tradirò la tua fiducia. Ti troverò.
  77. La scuola non è una democrazia né una dittatura, e nemmeno, contrariamente a quello che si pensa di solito, uno stato anarchico.
  78. La scuola è una monarchia per diritto divino. E quando la regina se ne va in vacanza, le cose cambiano. In particolare, peggiorano.
  79. La routine mi è sempre piaciuta. Non ho mai trovato la noia troppo noiosa. Non avrei potuto spiegarlo a persone come Margo, ma disegnare cerchi per tutta la vita mi sembrava una forma ragionevole di pazzia.

Frasi Città di Carta in inglese

Gli amanti della visione dei film stranieri in lingua originale non potranno non amare queste citazioni da Città di Carta in inglese, anche per un confronto con la successiva traduzione in italiano:

  1. But when it came right down to it, the skin of my wrist looked so white and defenseless that I couldn’t do it. It was as if what I wanted to kill wasn’t in that skin, or the thin blue pulse that jumped under my thumb, but somewhere else, deeper, more secret, and a whole lot harder to get at” […] I know what she is talking about. The something deeper and more secret. It’s like crack inside of you. Like there are these fault lines where things don’t meet up right.
  2. I left the only way you can leave. You pull your life off all the once – like a Band Aid.
  3. It is hard to leave – until you leave. And then it is the easiest goddamned thing in the world.
  4. And I wanted to tell her that the pleasure for me wasn’t planning or doing or leaving; the pleasure was seeing our strings cross and separate and then come back together.
  5. All those paper people living in their paper houses, burning the future to stay warm. All the paper kids drinking beer some bum bought for them at the paper convenience store. Everyone demented with the mania of owning things. All the things paper-thin and paper-frail. And all the people too.
  6. What a treacherous thing to believe that a person is more than a person.
  7. That’s always seemed so ridiculous to me, that people want to be around someone because they’re pretty. It’s like picking your breakfeast cereals based on color instead of taste.
  8. It is so hard to leave—until you leave. And then it is the easiest goddamned thing in the world.
  9. I’m not saying that everything is survivable. Just that everything except the last thing is.
  10. The town was paper, but the memories were not.
  11. If you don’t imagine, nothing ever happens at all.
  12. Did you know that for pretty much the entire history of the human species, the average life span was less than thirty years? You could count on ten years or so of real adulthood, right? There was no planning for retirement, There was no planning for a career. There was no planning. No time for plannning. No time for a future. But then the life spans started getting longer, and people started having more and more future. And now life has become the future. Every moment of your life is lived for the future–you go to high school so you can go to college so you can get a good job so you can get a nice house so you can afford to send your kids to college so they can get a good job so they can get a nice house so they can afford to send their kids to college.
  13. I didn’t need you, you idiot. I picked you. And then you picked me back.
  14. When did we see each other face-to-face? Not until you saw into my cracks and I saw into yours. Before that, we were just looking at ideas of each other, like looking at your window shade but never seeing inside. But once the vessel cracks, the light can get in. The light can get out.
  15. Talking to a drunk person was like talking to an extremely happy, severely brain-damaged three-year-old.
  16. It is easy to forget how full the world is of people, full to bursting, and each of them imaginable and consistently misimagined.
  17. Here’s what’s not beautiful about it: from here, you can’t see the rust or the cracked paint or whatever, but you can tell what the place really is. You can see how fake it all is. It’s not even hard enough to be made out of plastic. It’s a paper town. I mean, look at it, Q: look at all those culs-de-sac, those streets that turn in on themselves, all the houses that were built to fall apart. All those paper people living in their paper houses, burning the future to stay warm. All the paper kids drinking beer some bum bought for them at the paper convenience store. Everyone demented with the mania of owning things. All the things paper-thin and paper-frail. And all the people, too. I’ve lived here for eighteen years and I have never once in my life come across anyone who cares about anything that matters.
  18. Maybe all the strings inside him broke.
  19. As long as we don’t die, this is gonna be one hell of a story.
  20. Maybe its like you said before, all of us being cracked open. Like each of us starts out as a watertight vessel. And then things happen – these people leave us, or don’t love us, or don’t get us, or we don’t get them, and we lose and fail and hurt one another. And the vessel starts to crack in places. And I mean, yeah once the vessel cracks open, the end becomes inevitable. Once it starts to rain inside the Osprey, it will never be remodeled. But there is all this time between when the cracks start to open up and when we finally fall apart. And its only that time that we see one another, because we see out of ourselves through our cracks and into others through theirs. When did we see each other face to face? Not until you saw into my cracks and I saw into yours. Before that we were just looking at ideas of each other, like looking at your window shade, but never seeing inside. But once the vessel cracks, the light can get in. The light can get out.
  21. As much as life can suck, it always beats the alternative.
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